Armatura a piastre
Quando si pensa al medioevo e ad un'armatura, la prima a balzare in mente è di certo la più famosa ed iconica di quel periodo: l'armatura a piastre. Basta nominarla per iniziare ad immaginare battaglie campali, cavalieri e tornei, in cui queste pesanti protezioni spiccavano su tutte le altre.
In realtà l'armatura a piastre inizia a comparire solo dal Tardo Medioevo, rimanendo in utilizzo all'incirca dal XIII secolo al XVIII secolo. Ideata per proteggere le forze di cavalleria, questa pesante armatura era composta di piastre di ferro e acciaio (da cui il nome), legate l'un l'altra con delle giunture di cuoio.
L'idea prende vita modificando l'usbergo, ovvero la corazza di maglia diffusa all'epoca a cui si andarono ad aggiungere piccole piastre o dischi di metallo, per difendere anche le zone più vulnerabili. Con la creazione dell'armatura gotica, nel XIV secolo, la diffusione di questa protezione giunse al suo apice. In genere, veniva confezionata su misura, e dato il grande lavoro richiesto, il costo era proibitivo (si parla dell'equivalente di una macchina di lusso per i nostri tempi) per i soldati di basso rango, che si accontentavano, quando potevano permetterseli, di elmo e piastra pettorale. L'armatura a piastre completa era destinata a nobili e ricchi proprietari terrieri, e forniva loro una protezione quasi insuperabile dalle spade, riuscendo anche a proteggere in parte dalle frecce e in seguito dai moschetti.
Questa armatura copriva di ferro il soldato da capo a piedi, il tutto per un peso complessivo all'incirca di 27 chili. Tale cifra può sembrare elevata, ma in realtà anche i soldati moderni sono abituati a muoversi con circa 30 chili di protezioni ed equipaggiamento addosso, quindi al di là dell'aspetto e della credenza generale, un'armatura a piastre non risultava impacciante per chi la indossava, offrendo invece una difesa per l'intero corpo. La testa era protetto da elmo, celata o elmetto. Il tronco da corazza, panziera, rondella ascellare, guardastanca. Gli arti superiori da spallaccio, bracciale, cubitiera, guanto d'arme. Gli arti inferiori da scarsella, cosciale, ginocchiello, schiniere, scarpa d'arme.
Vestirsi e svestirsi di un'armatura a piastre completa era un'operazione tutt'altro che facile e veloce e spesso richiedeva aiuto esterno. In genere era lo scudiero ad occuparsi di tale incombenza, assicurando che l'armatura del suo signore fosse ben allacciata. La diceria secondo cui i cavalieri espletavano i propri bisogni all'interno dell'armatura, data la difficoltà a potersela togliere è vera solo in parte: l'operazione richiedeva sempre l'aiuto di qualcuno (di nuovo, lo scudiero era l'addetto principale) che poteva sciogliere la parte necessaria ad avere la giusta libertà, ma è anche vero che spesso i cavalieri non avevano modo di aspettare tale intervento... o semplicemente non se ne curavano.
Dalle armature a piastre medievali discendono quelle che i soldati indosseranno poi durante il Rinascimento. Dal XVI secolo la corazza a piastre si vide lentamente spogliata di vari elementi per renderla più funzionale e "al passo con i tempi". Se anche si pensa che la comparsa delle prime armi da fuoco fecero cadere in disuso questo tipo di protezione, non è del tutto vero. Per i primi tempi, moschetti e pistole non avevano una forza di penetrazione tanto elevata da bucare le piastre delle corazze, soprattutto se sparavano da una certa distanza. Armature complete furono utilizzate dai comandanti più importanti fino ai primi due decenni del Settecento. Nel XVIII secolo l'uso di tale armature cessò anche in Europa, dove ancora veniva in parte utilizzata. Soltanto la corazza rimase in utilizzo dei corazzieri fino al XX secolo, infatti tali strumenti di difesa, durante la prima guerra mondiale furono di fatto il primo modello di giubbotto antiproiettile.